Tanto tempo fa, prima che arrivasse la civiltà moderna, in un piccolo villaggio del Mantovano nella pianura Padana, viveva una famiglia, padre e madre dai nomi profetici: lui Noè, lei Fortuna.
Erano due forti giovani che dal sorgere del sole al tramonto lavoravano con fatica e sudore la terra. Si conobbero ed ebbero figli e figlie che crebbero in salute e prosperità.
Costruirono un cerchio con un ramo di salice e ad ogni figlio che nasceva vi fissavano una piuma d'uccello, un crine di cavallo, la lana di una pecora o una conchiglia.
Mentre eseguivano l'operazione di fissaggio dell'oggetto al cerchietto di salice, chiedendo per il neonato forza e salute, si esercitavano a costruirgli un sogno.
Le generazioni si sono succedute, il cerchio è passato di mano in mano fino all'unità d'Italia quando poterono emigrare. Nell'attraversare il fiume Po su ad un'esile barchetta il cerchio cadde in acqua e la corrente lo portò lontano al mare.
La nonna Matilde mi raccontava del suo bisnonno che aveva tramandato a suo figlio e a suo nipote di questo cerchio coperto di tanti oggetti simbolo:
"Le cose che vedi di notte si chiamano sogni".
L'altra notte mi è apparsa in sogno la mia nonna e mi ha fatto ricordare di quel cerchio.
Ho preso del filo di rame ed ho incominciato ad avvolgerlo e per ogni avo un giro. per ogni giro una storia della mia memoria.
Ho costruito un albero in un cerchio con radici e tanti rami, poi una gemma per ogni ramo e tante palline colorate a simboleggiare altrettante famiglie generate.
L'albero genealogico dei miei avi e dei sogni lo lascio a mia figlia Isabella affinché lo porti nel futuro.
Isabella -
Marco -
Fernando - Eliana
Dario - Maria
Matilde - Sigismondo
Gaetano - Margherita
Luigi - Antonia
Noè - Fortuna